Recensione di Sand Land basata sulla copia digitale deluxe gentilmente fornita da Bandai Namco.
Sand Land: il saluto ad un grande Maestro
A poco più di una settimana dal rilascio ufficiale, avvenuto lo scorso 26 aprile, riflettiamo sulle caratteristiche di Sand Land, ultimo arrivato in casa Bandai Namco, per capire insieme se possa valer la pena acquistarlo oppure no.
L’uscita del gioco, innanzitutto, arriva come una sorta di requiem postumo in onore del suo compianto autore: l’amatissimo Akira Toriyama, scomparso il primo marzo scorso. Il fumettista giapponese, autore anche del più noto Dragon Ball, aveva realizzato il Tankōbon di Sand Land nei primi anni duemila, mentre più recente è il film e la serie anime (uscita lo scorso marzo), realizzati sempre dal maestro stesso.
Entriamo però nel dettaglio di Sand Land approfondendo a ventaglio ogni sfaccettatura di questo titolo.
Sand Land: tra dune e demoni si racconta la rinascita della civiltà e dell’anima umana
L’arco narrativo di Sand Land segue in modo pedissequo le vicende del manga (comprese gli ampliamenti fatti dalla recentissima serie anime) anche perché lo stesso Toriyama ha seguito, fin quando la sua situazione glielo ha consentito, lo sviluppo del gioco.
Racconta di un mondo dilaniato da una guerra che lo ha trasformato in un arido deserto a perdita d’occhio in cui gli umani convivono con Demoni e dinosauri: strizzando l’occhio alle altre opere del Maestro come Dragon Ball o Arale.
L’input che mette in moto gli eventi è il sodalizio tra un anziano sceriffo umano, Rao, con il Principe dei Demoni, Beelzebub, allo scopo di trovare la mitica Sorgente Leggendaria che possa riportare l’acqua nel desertico mondo di Sand Land. Inizia così un lungo viaggio porterà a far luce sull’oscuro passato del regno per rendere il suo futuro più luminoso.
Ai colpi di cannone, i pugni ed l’esplorazione si aggiungono le tinte tipiche della narrazione del grande fumettista: una satira sottile della società contemporanea e un umorismo vivace, ma capace di far riflettere su temi piuttosto seri come la possibilità di un riscatto, il senso di colpa o il pregiudizio che accompagnano i demoni, protagonisti assoluti dell’opera.
Sand Land: la bellezza della narrazione di un anime cult
Entrando nel settore più tecnico di questa nostra recensione di Sand Land ci troviamo di fronte a un bel prodotto: la grafica è cartoon è estremamente bella e richiama fedelmente quella dei titoli più classici tratti dagli anime. I modelli poligonali di personaggi, edifici, veicoli e mostri sono perfettamente concordi con quelli classici disegnati dall’autore nel fumetto e riportati in 3D in modo preciso.
Anche gli effetti grafici come tempeste di sabbia, giochi di luce, cambi di atmosfera sono decisamente piacevoli e assolutamente godibili.
La vera chicca però sono i paesaggi e gli ambienti realizzati che danno proprio la sensazione di immanenza e vastità che causano quel senso di smarrimento tipico dei più vasti deserti: dalle aree sabbiose a quelle rocciose passando per i canyon e alle oasi fino a raggiungere la parte più rigogliosa del deserto di Sand Land.
La colonna sonora è presa dall’anime, rendendola, quindi, il più coerente possibile con le scene visto che lo scopo era la trasposizione videoludica. Anche il doppiaggio è piuttosto efficace senza particolari stonature all’interno del gioco.
Le cinematiche, invece, sono la vera chicca del titolo: riprendendo, infatti, il sistema narrativo dell’anime raccontano la storia in modo leggero e curato; il taglio registico e i dettagli dimostrano al che si sono concentrate molte risorse proprio nella narrazione.
Sand Land: un open world ampio, ma con uno stile vecchio
Parlando delle meccaniche di gioco di Sand Land entriamo nella parte più delicata e con più problemi all’interno del gioco, ma andiamo con ordine.
Sand Land, innanzitutto, è un JRPG open world con una grande componente di messa a punto dei veicoli che sono il cuore e l’anima dell’intero gioco. La visuale è in terza persona e sia alla guida che negli scontri la telecamera è, alle volte, un po’ macchinosa da muovere: non segue automaticamente il personaggio, ma rimane fissa nella direzione puntata.
Lo schema dei tasti è molto intuitivo e, per quanto vengano proposti dei tutorial a video, dopo pochi minuti si riesce a prendere completa dimestichezza per destreggiarsi in tutte le situazioni: in certi casi le meccaniche sono estremamente semplici senza particolari combo da realizzare per poter gestire il gameplay.
Come ogni RPG che si rispetti c’è una progressione del personaggio che in questo caso è automatica e senza grande impatto sull’economia del gioco vera e propria: spesso, infatti, si ha la sensazione che le scelte di poteri o la messa a punto di veicoli con componenti nuove (o aggiornate) non modifichi particolarmente il gioco.
La parte più interessante, però, è la possibilità di modificare e di costruire veicoli sempre nuovi e di aggiornare quelli vecchi: quest’ultimi sono il motore del gameplay e l’azione di cambio di veicolo rapida e concitata è proprio il cuore del gioco. Questo accade tramite l’utilizzo del ben noto sistema delle capsule (un must della narrazione di Toriyama) che permettono appunto lo switch da un mezzo all’altro per gestire nel miglior modo possibile ciascuna delle situazioni che ci vengono messe davanti; l’estrema varietà dei veicoli, insomma, controbilancia la ripetitività dei combattimenti.
Per quanto riguarda i combattimenti ricorda molto lo stile di Dragon Ball Kakarot (l’RPG che ha come protagonista Goku) in cui dovremo affrontare i vari nemici che ci troveremo davanti a pugni e attraverso i poteri del Principe dei Demoni e dei suoi fidi compagni Rao e Thief. Elemento molto interessante è il combattimento a bordo dei veicoli (a cui Toriyama era legato particolarmente); anche se in questo caso potrebbe capitare il fastidioso caso in cui i nemici scompaiano tornando nella loro area di spawn se ci dovessimo allontanare troppo.
Molto carine, a mio parere, sono le mappe e la loro gestione con i diversi filtri che permettono di vedere alcune cose e di nasconderne altre senza aver la mappa invasa da ping diversi.
C’è poi da dire che alla trama principale, di una ventina di ore (forse un po’ poche per giustificare il prezzo), si aggiungono un’infinità di missioni secondarie che ci porteranno a conoscere e ad interagire con la gente del posto. Se per la stragrande maggioranza queste missioni non aggiungeranno nulla ai fini della trama, alcune ci permetteranno di migliorare la cittadina di Spino, che funge da base ai protagonisti.
È proprio a Spino che avremo a disposizione i negozi più vari e il garage che ci permetterà di modificare i nostri veicoli per renderli più adatti alle varie situazioni. Piccola chicca è che nel garage avremo la possibilità di creare una nostra piccola base che potremo arredare come più ci aggrada utilizzando mobili ed elementi di arredo.
Risulta quindi un buon prodotto, ma forse troppo classico, troppo legato a meccaniche oramai desuete all’interno degli open world contemporanei; ne sono un esempio i viaggi rapidi: se in titoli come Elden Ring il viaggio rapido serve per evitare di rifare a ritroso strade estremamente pericolose che potrebbero condurre ad una fine prematura qui semplicemente la necessità è non riaffrontare chilometri di deserto che per quanto possano essere bellissimi in prima battuta diventano forse troppo vasti quando si deve tornare sui propri passi.
Risultano, invece, molto particolari alcuni sessioni di gameplay in cui cambia proprio la modalità: dal picchiaduro classico open world si passa a sessioni platform in 2D e ad altre di stealth.
Sand Land: Vale la pena?
Sand Land supera senza dubbio la prova: certo non sarà un titolo così emozionante, ma si lascia giocare e diverte molto. La grande varietà di veicoli e la narrazione impeccabile di una bella storia lo rendono apprezzabile, a mio parere, non solo ai fan del Maestro Toriyama, ma anche a coloro che che incontrano il mondo di Beelzebub per la prima volta.
Il prezzo è, però, troppo alto per quello che è la durata complessiva del gioco (sullo store ufficiale si può trovare per tutte le piattaforme. Mediamente 69,99 euro per la standard edition e 79,99 euro per la deluxe edition).
Rimane comunque un titolo discreto che risulta essere il perfetto addio al compianto Maestro Toriyama lasciando però l’amaro in bocca per l’assenza di qualcosa di più che avrebbe potuto elevare il gioco: forse quello che è mancato è stato proprio questo, un po’ di ambizione in più, ma come sempre quando si toccano giganti di questo calibro è necessario fare moltissima attenzione limitandosi ad omaggiarlo senza osare più di tanto, ma siamo proprio sicuri che sia stata la scelta giusta?
Per il momento vi lascio al trailer di lancio, ma continuate a seguirci per i prossimi aggiornamenti.