Reduci da un viaggio sulla Road 96, sperando di vivere le medesime emozioni, abbiamo giocato Life is Strange True Colors e siamo pronti a parlarvene nella nostra recensione. Il titolo è presente nell’abbonamento di Xbox Game Pass ed è un altro di quei giochi che non potete non giocare.
I colori delle emozioni
Life is Strange True Colors è l’unico capitolo della serie presente su Xbox Game Pass, oltre ad essere quello più recente. Al fine di non rovinarvi l’esperienza cercheremo di ridurre al minimo i rimandi alla trama fermandoci di fatto ad un preambolo e poco più.
Alex Chen è una ragazza orfana di madre e abbandonata dal padre che si ricongiunge dopo svariati anni con il fratello Gabe nella città mineraria di Haven Springs in Colorado. Il ritorno ad una vita “normale” dopo essere passata da una famiglia adottiva all’altra senza mai mettere radici verrà tuttavia nuovamente sconvolto da un avvenimento. Le capacità empatiche di Alex e la volontà o meno di approfondire i rapporti con gli abitanti di Haven Springs saranno il fil rouge che ci accompagnerà nei cinque capitoli che compongono la storia di Life is Strange True Colors nelle circa 10 / 12 ore che saranno richieste per arrivare ai titoli di coda.

Ancora una volta siamo noi a decidere
L’abilità degli sviluppatori di Life is Strange True Colors si potrebbe dire insita particolarmente nel celare quasi sempre la scelta giusta o sbagliata a cui si è posti davanti: non che ve ne sia una in particolare perché la storia proseguirà comunque semplicemente su un altro dei fili delle possibilità che comunque portano ad uno dei finali di True Colors. Come ogni titolo di questa serie saremo noi a decidere come proseguire, come comportarci, ma questa volta avremo dalla nostra la capacità empatica di Alex: potremo vedere i veri colori delle emozioni, scrutando quindi nel cuore e nei pensieri dei nostri interlocutori.
A parte un minigioco in uno dei capitoli centrali la storia si svolgerà con dinamiche piuttosto piatte in cui converseremo più o meno amabilmente con i vari personaggi e approfondiremo il loro passato. Al contempo l’espediente utilizzato per scoprire i reali pensieri degli interlocutori aprirà le porte sul loro incoscio scoprendone paure, tristezze e rabbia. Starà a noi scoprire ogni volta la strada giusta per risolverle decidendo poi se intervenire o se preferire che ognuno cuocia nel suo brodo.

La vita ad Haven Springs
Sin dalle prime battute è evidente l’estrema cura messa nel ricreare la cittadina di Haven Springs (che non esiste, ma potrebbe tranquillamente collocarsi in Colorado). I dettagli ci regalano dei piccoli quadretti che sanno unire la semplicità del quotidiano allo scorrere del tempo. La colonna sonora e le canzoni che Alex si trova spesso ad ascoltare ben si sposano con i momenti topici oltre che con quelli “zen”: non è un nostro termine, ma proprio un espediente che ci mostrerà quanto troppo spesso corriamo senza fermarci. Sarà infatti possibile decidere di non fermarsi ad ascoltare quella canzone in quel momento, oppure a non sedersi su quella sedia di fronte alle montagne del Colorado, con il tramonto che cala finché il brano non finirà. Sarà una nostra scelta, un pò come succede ogni giorno: potremo percorrere la nostra strada di corsa, senza vedere le gemme che ci circondano, arrivando quanto prima in cima e scoprire che il forziere che tanto brilla da lontano è in realtà vuoto.
