Da dove nasce Airoheart?
16-bit. L’era gloriosa dei videogiochi “a 16-bit”. Erano gli inizi degli anni ’90 ed il mondo conosceva per la prima volta il Game Boy con la distribuzione di Pokemon Rosso e Blu ovvero il Sega Mega Drive, con un incredibile Sonic the Hedgehog. Io non ero ancora nato ma, alla pari di chi è cresciuto in quegli anni, devo tutto a macchine e videogiochi del genere che mi hanno avvicinato alla cultura del gaming e mi hanno trasmesso l’amore per questo medium. E la recensione del nuovo titolo di Pixel Heart Studio, Airoheart, distribuito da Soedesco, vuole essere un richiamo infuso di nostalgia e occhi gonfi a quell’epoca giocato su Nintendo Switch, che poi è la derivazione del Game Boy, facendomi tornare piccino (il titolo è disponibile anche per PC e console).
Piccola precisazione, nel 2020, Pixel Heart Studio decideva di gettarsi su Kickstarter al fine di raccogliere investimenti per lo sviluppo proprio di Airoheart ed il risultato fu strepitoso, raccogliendo disponibilità finanziarie e manifestazioni di interesse da ogni parte del mondo. Bravi!

Che nome bizzarro!
Lo ammetto. Inizialmente non credevo che il personaggio che si interpreta nel videogioco si chiamasse realmente “Airoheart”, considerando tale nomignolo una sorta di pseudonimo derivante da un lato caratteriale pronunciato o altro. Ma, a discapito di questo bizzarro pensiero, in Airoheart il giocatore vestirà i panni dell’omonimo protagonista, un giovane e prestante guerriero, il quale, attraverso una terra crivellata da un conflitto mai sopito, si sentirà chiamato alle armi e si arruolerà appoggiando una delle due fazioni in guerra. Airoheart è un ragazzo mezzo Elmer e mezzo Bretone (termini la cui comprensione voglio lasciare ai giocatore) che passa le sue giornate con il nonno nella città di Llanfair, nel continente di Engard. Mi piacerebbe evitare ogni tipo di spoiler, anche in considerazione della particolare trama che riveste e avvolge il titolo, e pertanto mi limito a dire che il videogioco introduce vaghe allusioni ad un fratello perduto, invitando Airoheart a ricercarlo durante il suo viaggio.

La semplicità del gameplay?
Come la trama, anche il gameplay potrebbe realmente confondere il videogiocatore e portarlo a sottovalutare ogni tipo di ostilità durante il cammino. In realtà, e questo è il tratto maggiormente caratterizzante, Airoheart propone una varietà di dungeon stimolanti e complessi che rappresentano il leitmotiv del gameplay e mantengono il videogioco sempre in forma. Ed allora ci muoveremo in larghe distese di terra, deserti pieni di nemici di ogni tipo, mini-boss dal carattere impetuoso e ardui a morire e quanto altro si possa immaginare. Senza dimenticare gli enigmi ambientali, e quindi crepe sul muro da far esplodere ovvero frecce da conficcare in un pertugio, che, se risolti, conferiranno al nostro protagonista miglioramenti importanti
In Airoheart il videogiocatore dovrà pertanto fare affidamento sull’ingegno e sulla forza, sotto molteplici aspetti. Man mano che le grotte si faranno più buie e tempestose, occorrerà giocare di strategia per evitare di perdere la vita e dover, ahimè, ricominciare dall’ingresso del dungeon. La pianificazione è un fattore importantissimo, anche alla luce della ridotta quantità di loot che, in certe zone, si potrà raccogliere. Ogni dungeons è avvincente, con sfide frustranti ma superabili lungo il percorso e proprio per ciò il videogioco non risulta mai troppo difficile né frustrante.

E come ogni avventura, anche Airoheart ha il suo inventario. O meglio. Un libro nel quale il videogioco ci propone quattro pagine a seconda del nostro interesse. In una pagina possiamo personalizzare il nostro personaggio con riferimento all’attrezzatura da utilizzare e/o armi da usare. In un’altra pagina possiamo controllare le missioni attive in quel momento, con un piccolo riassunto e un logo che ci indica chi o cosa ci ha “impartito” un determinato ordine. Problema sottile: il registro delle missioni è un pasticcio in quanto, dopo aver parlato con un NPC, il gioco registra nella tua pagina una quest ma si avrà difficoltà a ricordare chi fosse l’NPC originale o il luogo in cui si trovavano gli stessi.
Ah ecco. Qual è l’obiettivo? Domanda fondamentale, dopotutto vi ho parlato di nemici, dungeon e ogni altro tipo di atrocità senza indicare quale sia il punto di arrivo. Primariamente, dovremo recuperare delle Pietre, delle Rune che permettono al nostro protagonista di incrementare determinate qualità fisiche. Con la Runa della rapidità, Airoheart potrà correre o camminare più velocemente, magari vincendo una gara a circuito contro l’individuo più veloce del bosco (ops, spoiler). Con la Runa della vitalità potremo far recuperare vita al protagonista, feature importante perché la vita non si ripristina da sola, e così via.

Piccole sbavature
Non sempre pongo la lente di ingrandimento sui difetti di un prodotto, anche perché ogni titolo ne è portatore, ma nel caso di specie vorrei specificare le caratteristiche che ho apprezzato di meno in Airoheart soprattutto al fine di, magari, permettere agli sviluppatori di correggere eventuali défaillance tecniche o sbavature. Piccola precisazione. Sebbene sia un titolo concepito e prodotto in 16-bit, con un sistema di pixel e mattoncini, queste precisazioni mi sembrano dovuto esclusivamente poiché nel 2022 appaiono in ritardo con le ulteriori produzioni.
In primis, il movimento del protagonista all’interno del mondo di gioco risulta particolarmente laborioso e difficile da gestire, con particolare riferimento in aree ricche di passaggi stretti e impervi. Mi spiego meglio. In alcune aree si avrà l’occasione di trovare trappole a punte rotanti che impediscono, o sembrano impedire, il progresso. Ecco, le trappole sembrano occupare più spazio di quello che effettivamente rappresentano in game, arrivando a colpire il povero Airoheart quasi sempre. Vi sono passaggi che sembrano attraversabili, ma non lo sono, poiché sono bloccati da nemici più grandi di quanto sembrino sullo schermo che bloccano il passaggio ovvero buchi nei quali il protagonista cade anche quando non è completamente al di fuori del passaggio quasi a volerlo risucchiare.
Ulteriore elemento o caratteristica che non mi ha convinto è il sistema di combattimento il quale pecca di libertà, obbligando il videogiocatore a sferrare attacchi direzionali limitati e che risultano rigidi macchinosi. Non esiste alcun movimento diagonale e pertanto occorre ben calcolare e programmare ogni attacco in modo da colpire con la spada nella giusta direzione, che sia destra o sinistra, giù o su.
E per finire, essendo a conoscenza del fatto che si tratta probabilmente di un errore che verrà corretto, devo segnalare che ogni volta che si esegue un’azione in Airoheart il gioco fa partire un suono onnipotente e letterale di sparo. Si apre una porta e lo sparo risuona. Si colpisce un nemico e lo sparo risuona. Ammetto di essermi spaventato più volte durante l’avventura. Che paura!

I punti di forza principali
In disparte la potenza dei dungeons e la complessità degli enigmi ambientali, mi piacerebbe sottolineare due elementi che mi hanno affascinato e colpito positivamente. In primo luogo, stante anche la noioisità nell’aprire la mappa, ho realmente cercato di imparare a memoria il mondo di gioco ed è stato piacevole scoprire nuove strade o vie a discapito di quanto appreso.
Successivamente, e questa caratteristica è forse più ovvia, ho amato la qualità dei pixel di Airoheart i quali risultano ben ideati e rendono la rappresentazione grafica mai stantia. Il mondo di gioco si evolve in nuove aree, nuove zone da visitare, all’aperto o al chiuso, man mano che si avanza con la progressione, permettendo di scoprire nuove risorse uniche e interessanti. Inoltre, i modelli artistici dei personaggi, sebbene non perfetti, sono ben realizzati.
Ma è un difetto essere derivativi?
Certo. Sicuramente dalle immagini proposte, se non lo avete giocato, o dalla vostra esperienza videoludica con Airoheart un pensiero sarà rimasto fisso in testa anche a voi. Sembra tutto già visto. Chissà, forse con The Legend of Zelda: A Link to the Past ovvero con Final Fantasy. E mi chiedo, è un problema tutto questo? Catturare, copiare da qualcuno più bravo è una condanna o può essere considerato un pregio? Vi lascio con questa domanda….
